11 maggio 2018

L'ALLEVAMENTO DI RAZZE AUTOCTONE MINACCIATE DI ABBANDONO - L'OPERAZIONE 10.1.8 DEL PSR

Il patrimonio di biodiversità costituito dalle risorse genetiche animali rappresenta un grande valore per la collettività e per le generazioni future, ma è molto spesso minacciato di erosione genetica o di estinzione a causa delle difficoltà che gli allevatori incontrano nel dare un remunerazione alla propria attività con l’ottenimento di prezzi adeguati sul mercato.

I moderni sistemi produttivi si basano su modalità di produzione e di consumo standardizzati e a grande scala: ciò ha portato alla riduzione dei circuiti locali di commercializzazione e, di conseguenza, alla marginalizzazione di numerose produzioni zootecniche legate a uno specifico territorio. Mantenere un’ampia base di variabilità genetica garantisce agli allevatori una “assicurazione” per il futuro contro possibili fattori sfavorevoli alle razze oggi maggiormente diffuse, per adattarsi a cambiamenti più o meno prevedibili nei sistemi produttivi, per fronteggiare nuove malattie, adeguarsi a tecniche di allevamento meno spinte o per adattarsi all’instabilità dei mercati. Tutti elementi che rendono più importante che mai garantire che le risorse genetiche animali siano preservate e impiegate in modo sostenibile. Perdere una razza è privarsi di una indispensabile materia prima per rispondere alle esigenze future. E’ importante incentivare la riscoperta e il mantenimento delle razze animali locali a limitata diffusione in virtù delle loro caratteristiche di rusticità e di adattabilità alle particolari condizioni pedoclimatiche dell’area di presenza e quale testimonianza degli usi e delle tradizioni della gente del luogo. Le razze locali rappresentano per il mondo scientifico una importante opportunità di studio e la conoscenza delle loro caratteristiche costituisce un ulteriore motivo di conservazione. Le loro peculiarità genetiche, produttive e attitudinali potrebbero esser utili per realizzare nuovi incroci e isolare caratteri qualitativi e quantitativi di interesse economico e non solo.  

Il Secondo Rapporto FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) pubblicato il 27 gennaio 2016, sullo Stato delle Risorse Genetiche Animali del mondo per l’Alimentazione e l’Agricoltura dice che il 17% (1458) delle specie animali domestiche sono a rischio estinzione, pericolo possibile anche per molte altre specie (58%), seppure non esistano dati precisi sulle dimensioni e sulla struttura delle loro popolazioni.
Tra il 2000 e il 2014 si sono estinte quasi cento razze di bestiame. Queste le cause principali: incroci indiscriminati di razze non autoctone, politiche e istituzioni che regolano il settore zootecnico deboli, declino dei tradizionali sistemi di produzione animale e abbandono delle razze ritenute non competitive. La Fao evidenzia che la biodiversità fornisce agli agricoltori e ai pastori la possibilità di migliorare le loro razze. Questo permette di riuscire ad adattare le popolazioni di bestiame ad ambienti ed esigenze in fase di cambiamento. Per esempio, l’Organizzazione evidenzia la straordinaria resistenza della Yakutian, una razza bovina originaria della Russia che può vivere a temperature che raggiungono i -60 C°. Il report della FAO si può trovare su internet all'indirizzo  
www.fao.org/publications/sowangr/en/?utm_source=faohomepage&utm_medium=web&utm_campaign=featurebar  

Quando la FAO ha pubblicato la prima valutazione globale nel 2007, meno di 10 paesi avevano istituito una banca genetica. Oggi sono 64 e altri 41 paesi stanno progettando di istituirne una. Circa 177 Stati, inoltre, hanno nominato coordinatori nazionali e 78 hanno formato gruppi consultivi multilaterali per aiutare gli sforzi nazionali a gestire meglio le risorse genetiche animali. L’elenco di tutte le razze allevate e censite nel mondo è reperibile all’indirizzo www.fao.org. FAO e UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) pubblicano periodicamente una versione cartacea dell’elenco delle razze allevate, il  “World Watch List for Domestic Animal Diversity” (l’ultima edizione, la terza, è del 2000).
Sempre la FAO invia a richiesta un bollettino periodico (on line o cartaceo), l’“Animal Genetic Resources Information”, con articoli in 3 lingue su razze e progetti. Gli articoli contenuti sono consultabili in PDF all’indirizzo: dad.fao.org/en/refer/library/agri/agri36.pdf

Nell’ambito del PSR 2014-2020, interventi a sostegno della conservazione e all’uso e sviluppo delle risorse genetiche in agricoltura sono previsti all’interno dei pagamenti agro-climatici, art. 28, comma 9 del Reg. n 1305/2013 e successive modifiche e integrazioni: sostegno allo sviluppo rurale mediante il fondo FEASR. Nella Regione Piemonte, l’operazione 10.1.8 (allevamento di razze autoctone minacciate di abbandono) ha quale obiettivo la salvaguardia del patrimonio genetico e la valorizzazione dei sistemi agro-zootecnici delle aree per lo più marginali in cui sono attualmente allevate le razze locali.

In Piemonte, le razze ammesse al sostegno sono diverse a seconda della specie considerata. Per la specie bovina: Pezzata Rossa d’Oropa, Varzese o Tortonese, Valdostana Pezzata nera, Barà-Pustertaler. Per la specie ovina: Sambucana, Garessina, Frabosana, Salatasassi, Tacola, Delle Langhe, Savoiarda. Per la specie caprina: Sempione, Vallesana, Roccaverano, Grigia delle Valli di Lanzo. Gli allevatori che intendono aderire a questa misura si impegnano a mantenere in allevamento i capi appartenenti a una delle razze considerate per almeno cinque anni e a provvedere alla riproduzione di detti capi in purezza, secondo i disciplinari dei rispettivi libri genealogici o registri anagrafici riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (le schede descrittive delle razze interessate sono contenute nell’allegato del PSR “Descrizione delle razze a rischio di estinzione misura 10” disponibile sul sito web regionale al link www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/dwd/testoNegoziato/2017/ALL_10-11_razzeRischioEst.pdf

I capi devono essere iscritti al Libro Genealogico o al Registro Anagrafico. Gli allevatori possono presentare domanda per almeno 1 UBA (unità bovina adulta) nel caso di razze bovine e 0,30 UBA nel caso di razze ovine e caprine. Per i capi di età inferiore ai sei mesi non è previsto alcun contributo. L’allevatore deve mantenere in allevamento nel corso del quinquennio un numero di capi pari o superiore a quello indicato nella domanda iniziale. Il numero di capi indicati nella domanda di sostegno del primo anno e sottoposto a impegno costituisce il riferimento numerico iniziale. Tale riferimento può comprendere capi inferiori ai sei mesi di età. L’eventuale sostituzione di capi oggetto di premio dev'essere comunicata all’ufficio istruttore al massimo entro quindici giorni lavorativi dall’evento. Al termine del periodo quinquennale di impegno sono possibili proroghe annuali. Per evitare che gli allevatori sostituiscano soggetti di tali razze locali con capi di razze più remunerative, la concessione agli aiuti previsti da questo programma deve compensare il minor reddito derivante dalle più modeste produzioni per capo e i maggiori costi degli agricoltori che aderiscono agli impegni. L’importo annuale del pagamento è calcolato per UBA di tutte le razze autoctone minacciate di abbandono allevate ed è pari a 400 euro.

Fra le razze zootecniche in via di estinzione e tutelate dall’Unione Europea, la pecora Saltasassi è quella in più grave pericolo di estinzione. Il rischio non si limita alla sola ridotta numerosità, pochissime decine di capi (circa 40 iscritti al Registro Anagrafico Nazionale) ma al fatto che il livello di attenzione nei confronti di questa pecora è pressoché nullo.
La Saltasassi è conosciuta come originaria delle valli Ossolane. È una pecora di piccola taglia rispetto alla media, senza corna, particolarmente adatta per la montagna in quanto forte ed agile (da qui il nome dialettale sauta-sésc); ha orecchie ridotte e meno pendenti che nelle razze giganti tipo biellese e quando sente pericolo le gira in avanti. Gli allevatori anziani dicono che tenevano queste pecore per la carne, ma anche per la lana, molto fine e facile da filare. Anche i colleghi austriaci si stanno interessando alle popolazioni ovine con queste caratteristiche, molto diffuse in passato su tutto l’arco alpino.

Approfondimenti:
www.associazionerare.it
www.regione.piemonte.it/agri/psr2014_20/dwd/testoNegoziato/2017/ALL_10-11_razzeRischioEst.pdf
www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/biodiversita/animale.htm/www.agraria.org/caprini/vallesana.htm
www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9458
 

Top